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giovedì 6 ottobre 2011

Un freno per il tumore della tiroide.

I ricercatori dell'Istituto dei tumori di Milano hanno posto le basi per una nuova strategia capace di rallentare la crescita del tumore papillare della tiroide
Per tenere sotto controllo il tumore papillare della tiroide si può agire su un gene, il TIMP3. "Questo tumore è in genere associato a una buona prognosi, ma nel 15-20 per cento dei casi diventa resistente alla terapia diventando aggressivo e dando luogo a metastasi" spiega Angela Greco, responsabile dell'unità Meccanismi molecolari dell'Istituto nazionale tumori di Milano e coordinatrice di un lavoro finanziato da AIRC e recentemente pubblicato sulla rivista Oncogene.

Greco, insieme a Maria Chiara Anania e ad altri colleghi, ha dimostrato l'importanza di questo gene nella formazione del tumore papillare della tiroide. Non è la prima volta che TIMP3 finisce sotto osservazione: in molti tumori umani, infatti, inibisce gli enzimi che degradano la matrice extracellulare (cioè quella sorta di "colla" che tiene insieme le cellule). Ciò facilita la formazione delle metastasi perché permette alle singole cellule tumorali di staccarsi e migrare nell'organismo. Svolge, inoltre, attività di controllo nella formazione di nuovi vasi (angiogenesi) e nei meccanismi dell'infiammazione.

"La nostra unità studia da oltre vent'anni i meccanismi molecolari che governano lo sviluppo del carcinoma tiroideo" spiega Angela Greco. " I risultati di questo lavoro ─ frutto della stretta collaborazione tra diversi gruppi dell'Istituto e di un gruppo uno dell'Università degli studi di Milano ─ rappresentano un nuovo e importante pezzo da aggiungere a un puzzle piuttosto complesso".

Analizzando l'espressione dei geni nella tiroide sana e in quella tumorale – un lavoro condotto in precedenza in laboratorio da Anania – era emerso infatti che TIMP3 è meno attivo nel tumore che nella ghiandola normale. Dopo aver confrontato al computer, utilizzando tecniche di bioinformatica, i dati ottenuti in altri laboratori, i ricercatori milanesi sono passati agli studi in vitro su cellule di tiroide coltivate in laboratorio e poi in vivo su modelli sperimentali.

E i risultati di questo approccio integrato allo studio del ruolo di TIMP3 non si sono fatti attendere: la proteina TIMP3 ─ il prodotto del gene che porta lo stesso nome – viene secreta dalla cellula tiroidea e svolge molteplici funzioni, importantissime per frenare la crescita del tumore.

Sulla base dei risultati dello studio, gli autori affermano che aumentare l'espressione di TIMP3 riduce la capacità del tumore di migrare e invadere le aree vicine, frena la crescita tumorale in modelli sperimentali, poiché inibisce la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), e blocca l'infiammazione, che generalmente favorisce la malattia. "Dai nostri dati emerge che TIMP3 ha tutte le carte in regola per far parte delle future strategie terapeutiche per questo tipo di tumore" conclude Angela Greco
I ricercatori dell'Istituto dei tumori di Milano hanno posto le basi per una nuova strategia capace di rallentare la crescita del tumore papillare della tiroide
Per tenere sotto controllo il tumore papillare della tiroide si può agire su un gene, il TIMP3. "Questo tumore è in genere associato a una buona prognosi, ma nel 15-20 per cento dei casi diventa resistente alla terapia diventando aggressivo e dando luogo a metastasi" spiega Angela Greco, responsabile dell'unità Meccanismi molecolari dell'Istituto nazionale tumori di Milano e coordinatrice di un lavoro finanziato da AIRC e recentemente pubblicato sulla rivista Oncogene.

Greco, insieme a Maria Chiara Anania e ad altri colleghi, ha dimostrato l'importanza di questo gene nella formazione del tumore papillare della tiroide. Non è la prima volta che TIMP3 finisce sotto osservazione: in molti tumori umani, infatti, inibisce gli enzimi che degradano la matrice extracellulare (cioè quella sorta di "colla" che tiene insieme le cellule). Ciò facilita la formazione delle metastasi perché permette alle singole cellule tumorali di staccarsi e migrare nell'organismo. Svolge, inoltre, attività di controllo nella formazione di nuovi vasi (angiogenesi) e nei meccanismi dell'infiammazione.

"La nostra unità studia da oltre vent'anni i meccanismi molecolari che governano lo sviluppo del carcinoma tiroideo" spiega Angela Greco. " I risultati di questo lavoro ─ frutto della stretta collaborazione tra diversi gruppi dell'Istituto e di un gruppo uno dell'Università degli studi di Milano ─ rappresentano un nuovo e importante pezzo da aggiungere a un puzzle piuttosto complesso".

Analizzando l'espressione dei geni nella tiroide sana e in quella tumorale – un lavoro condotto in precedenza in laboratorio da Anania – era emerso infatti che TIMP3 è meno attivo nel tumore che nella ghiandola normale. Dopo aver confrontato al computer, utilizzando tecniche di bioinformatica, i dati ottenuti in altri laboratori, i ricercatori milanesi sono passati agli studi in vitro su cellule di tiroide coltivate in laboratorio e poi in vivo su modelli sperimentali.

E i risultati di questo approccio integrato allo studio del ruolo di TIMP3 non si sono fatti attendere: la proteina TIMP3 ─ il prodotto del gene che porta lo stesso nome – viene secreta dalla cellula tiroidea e svolge molteplici funzioni, importantissime per frenare la crescita del tumore.

Sulla base dei risultati dello studio, gli autori affermano che aume
I ricercatori dell'Istituto dei tumori di Milano hanno posto le basi per una nuova strategia capace di rallentare la crescita del tumore papillare della tiroide
Per tenere sotto controllo il tumore papillare della tiroide si può agire su un gene, il TIMP3. "Questo tumore è in genere associato a una buona prognosi, ma nel 15-20 per cento dei casi diventa resistente alla terapia diventando aggressivo e dando luogo a metastasi" spiega Angela Greco, responsabile dell'unità Meccanismi molecolari dell'Istituto nazionale tumori di Milano e coordinatrice di un lavoro finanziato da AIRC e recentemente pubblicato sulla rivista Oncogene.

Greco, insieme a Maria Chiara Anania e ad altri colleghi, ha dimostrato l'importanza di questo gene nella formazione del tumore papillare della tiroide. Non è la prima volta che TIMP3 finisce sotto osservazione: in molti tumori umani, infatti, inibisce gli enzimi che degradano la matrice extracellulare (cioè quella sorta di "colla" che tiene insieme le cellule). Ciò facilita la formazione delle metastasi perché permette alle singole cellule tumorali di staccarsi e migrare nell'organismo. Svolge, inoltre, attività di controllo nella formazione di nuovi vasi (angiogenesi) e nei meccanismi dell'infiammazione.

"La nostra unità studia da oltre vent'anni i meccanismi molecolari che governano lo sviluppo del carcinoma tiroideo" spiega Angela Greco. " I risultati di questo lavoro ─ frutto della stretta collaborazione tra diversi gruppi dell'Istituto e di un gruppo uno dell'Università degli studi di Milano ─ rappresentano un nuovo e importante pezzo da aggiungere a un puzzle piuttosto complesso".

Analizzando l'espressione dei geni nella tiroide sana e in quella tumorale – un lavoro condotto in precedenza in laboratorio da Anania – era emerso infatti che TIMP3 è meno attivo nel tumore che nella ghiandola normale. Dopo aver confrontato al computer, utilizzando tecniche di bioinformatica, i dati ottenuti in altri laboratori, i ricercatori milanesi sono passati agli studi in vitro su cellule di tiroide coltivate in laboratorio e poi in vivo su modelli sperimentali.

E i risultati di questo approccio integrato allo studio del ruolo di TIMP3 non si sono fatti attendere: la proteina TIMP3 ─ il prodotto del gene che porta lo stesso nome – viene secreta dalla cellula tiroidea e svolge molteplici funzioni, importantissime per frenare la crescita del tumore.

Sulla base dei risultati dello studio, gli autori affermano che aumentare l'espressione di TIMP3 riduce la capacità del tumore di migrare e invadere le aree vicine, frena la crescita tumorale in modelli sperimentali, poiché inibisce la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), e blocca l'infiammazione, che generalmente favorisce la malattia. "Dai nostri dati emerge che TIMP3 ha tutte le carte in regola per far parte delle future strategie terapeutiche per questo tipo di tumore" conclude Angela Grecontare l'espressione di TIMP3 riduce la capacità del tumore di migrare e invadere le aree vicine, frena la crescita tumorale in modelli sperimentali, poiché inibisce la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), e blocca l'infiammazione, che generalmente favorisce la malattia. "Dai nostri dati emerge che TIMP3 ha tutte le carte in regola per far parte delle future strategie terapeutiche per questo tipo di tumore" conclude Angela Greco.
 

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