La richiesta di fallimento è stata presentata alla sezione fallimentare il 23 settembre scorso ma notificata alle parti solo oggi. L'azione è stata decisa, si legge in una nota firmata dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati "nell'intento di arrestare ulteriori dissipazioni patrimoniali" ed è orientata "a perseguire l'interesse pubblico nella sfera del quale rientra la posizione dei soggetti a vario titolo coinvolti in questo grave default".
La "prima analisi" della documentazione cartacea e informatica reperita durante la perquisizione dell'ufficio e dell'abitazione privata di Mario Cal, morto suicida, "fa emergere ulteriori fatti di reato" si legge nella richiesta di fallimento del San Raffaele, presentata dalla Procura di Milano, che l'Adnkronos ha potuto consultare.
I fatti di reato emersi si riferiscono "agli articoli 2638, commi 1 e 2, del codice civile (ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorita' pubbliche di vigilanza), la cui violazione e' riferita all'ostacolo che la Fondazione sembra avere svolto in danno dell'organo amministrativo che sulla stessa esercita la funzione di vigilanza". E ancora "agli articoli 2 e 8 del Decreto legge 74/2000, riferiti alla fatturazione di operazioni inesistenti".
L'udienza davanti al Tribunale fallimentare è già stata fissata per il 12 ottobre, due giorni dopo l'annunciata presentazione di un concordato preventivo da parte dei legali dell'istituto fondato da don Luigi Verzé.
Per i soggetti coinvolti a vario titolo nel default del San Raffaele, la Procura indica "i creditori, i dipendenti, i collaboratori e gli stessi utenti del servizio sanitario gestito dalla fondazione". Non solo: "Dagli atti acquisiti -si legge ancora nella nota diffusa dal procuratore capo- emerge lo stato di insolvenza della fondazione, dato non controverso tanto che il cda ha pubblicamente dichiarato di voler presentare un ricorso per l'ammissione al concordato preventivo, proposito che fino ad ora non risulta essersi concretato. A fronte di una situazione prevedibilmente suscettibile di un ulteriore aggravamento si è imposto -aggiunge la nota- una richiesta orientata a perseguire l'interesse pubblico".
La Procura di Milano nella richiesta di fallimento parla di "una grave crisi non gestita". E spiega le ragioni che l'hanno spinta a seguire questa strada. "Una grave crisi non gestita, come quella in cui si dibatte la Fondazione - si legge nel testo - mette a repentaglio le ragioni dei creditori sotto svariati profili tra i quali basta ricordare: il fatto che nel giro di poche settimane gli esperti di Deloitte siano passati dall'indicare un sia pur risicato patrimonio netto positivo ad uno negativo per centinaia di milioni di euro; il progressivo assottigliamento della garanzia patrimoniale offerta dalla Fondazione in ragione del crescente importo degli oneri passivi sul debito; il rischio, piu' che concreto, che giorno dopo giorno sia vulnerata la par condicio".
Tutto questo "in un contesto nel quale e' segnalato il rischio di insolvenza che grava su alcuni fornitori della Fondazione. Lo stato di stallo della Fondazione mette poi a rischio e crea disagio tra quanti prestano la loro opera quali dipendenti e collaboratori degli ospedali e dei centri di ricerca sanitaria. Da mesi questi specialisti di rinomata efficienza sono sostanzialmente privi di un referente aziendale sicuro".
"Non meno preoccupante in questo quadro - aggiunge la Procura nel testo - e' la situazione in cui possano venirsi a trovare gli utenti del servizio sanitario se e' vero che merosi fornitori di materiale impiegato nell'attivita' medica sono creditori da tempo insoddisfatti hanno attivato procedimenti monitori", che pendono presso il tribunale civile di Milano "per importi estremamente elevati".
"Non e' prevedibile alcun miglioramento della situazione patrimoniale e finanziaria" della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, si sottolinea nella richiesta di fallimento. Non solo. "La previsione dei flussi di cassa in entrata ed in uscita per il periodo agosto-dicembre 2011 predisposta dal management dell'ente - si legge ancora nel testo - presenta saldi negativi mensili pari a circa 100 milioni di euro. Peraltro, il saldo ottenuto e' da ritenersi al ribasso poiche' si esclude dal computo delle uscite il pagamento delle forniture correnti e si include, solo il pagamento dei debiti pregressi di alcuni fornitori considerati strategici".
Anzi, la situazione, prosegue la Procura, e' "prevedibilmente suscettibile di ulteriore aggravamento" ed "esige di essere immediatamente e senza ritardo portata nella sede giurisdizionale. Si annuncia da mesi la presentazione di una proposta di concordato preventivo. Il ricorso non e' stato ancora depositato ed e' di pubblico dominio che l'iniziativa non e' ancora munita delle attestazioni che ne sono precondizione. Nulla allo stato fa prevedere che questa annunciata proposta di concordato sia la possibile soluzione dell'insolvenza della Fondazione San Raffaele".
"Si impone allora un'iniziativa - quella che la legge fallimentare affida al Pubblico Ministero - orientata a perseguire l'interesse pubblico, sotto molteplici connessi profili. Questa iniziativa e' innanzitutto finalizzata all'intento di arrestare ulteriori dissipazioni patrimoniali", si legge ancora nel testo.
Il consiglio d'amministrazione del San Raffaele, da parte sua, "pur comprendendo le ragioni che hanno portato la Procura di Milano a chiedere l'istanza di fallimento, sostiene, secondo quanto riferiscono all'Adnkronos autorevoli fonti del cda dell'ospedale, che "la decisione del tribunale non altera il programma di lavoro già programmato e all'epoca previsto di presentazione della domanda di concordato entro il 10 di ottobre".
"Il Consiglio di amministrazione - si legge in una nota ufficiale diffusa da via Olgettina - ha preso atto del deposito dell'istanza di fallimento presso il tribunale di Milano e conferma che il piano di risanamento sara' depositato fra poco piu' di 10 giorni, entro il termine del 10 ottobre, nel pieno rispetto del doveroso spirito di collaborazione instaurato con l'autorita' giudiziaria".
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